Il dono di Cadmo

L’incredibile storia delle lettere dell’alfabeto,

di Alessandro Magrini.

Quanti di noi, bambini, impegnati nei primi esercizi di scrittura si sono chiesti: ma chi ha inventato le lettere dell’alfabeto? “Il dono di Cadmo” risponde a questa domanda, raccontando in modo semplice ed esauriente, come recita il sottotitolo, “L’incredibile storia delle lettere dell’alfabeto”. Le pagine del libro catturano l’immaginazione e scorrono piacevolmente una dietro l’altra senza che il lettore riesca più a fermarsi.

Alessandro Magrini,
Il dono di Cadmo. L’incredibile storia delle lettere dell’alfabeto,
Ponte alle Grazie, Adriano Salani Editore, Milano, 2022.
ISBN 978-88-3331-702-1

Recensione di Giampiero Marcello.

Quanti di noi, bambini, impegnati nei primi esercizi di scrittura si sono chiesti: ma chi ha inventato le lettere dell’alfabeto? La risposta è importante. L’alfabeto è la tecnica di base che ci permette di fissare pensieri, conoscenze, emozioni, metodologie, istruzioni, per nostra memoria e per comunicarle ad altri nel tempo e nello spazio. Senza di esso la nostra civiltà crollerebbe come un castello di carte.

“Il dono di Cadmo” di Alessandro Magrini risponde a questa domanda, raccontando in modo semplice ed esauriente, come recita il sottotitolo, “L’incredibile storia delle lettere dell’alfabeto”. La trattazione è approfondita, ma allo stesso tempo chiara e accattivante, come solo la divulgazione di qualità è in grado di fare. Le pagine del libro catturano l’immaginazione e scorrono piacevolmente una dietro l’altra senza che il lettore riesca più a fermarsi.

Gli studiosi si sono impegnati nello studio delle lettere dell’alfabeto per molto tempo. Applicandosi con pazienza, grazie allo sviluppo di un metodo scientifico e alle scoperte archeologiche ci sono riusciti. Tuttavia, nessuno finora si era preso la cura di raccontare in un modo comprensibile a tutti i risultati di questa indagine. L’autore con mano sicura dipana le vicende che si accavallano nel corso delle ricerche e le condensa in questo agile e ben curato libretto.

Il significato delle singole lettere viene svelato. Non solo della prima, la ‘A’, che sempre nei primi corsi di lingue antiche forse ci hanno ci hanno spiegato che rappresenta una testa di bue stilizzata e rovesciata, e su questo possiamo anche ritrovarci, ma anche di tutte le altre, che sono state trasformate a poco a poco nel tempo fino a divenire irriconoscibili. La casa, l’occhio, l’acqua, una testa, un serpentello marino. Tutto ciò e molto altro è entrato nella ricetta che ha formato l’alfabeto nel corso dei millenni, come spiega l’autore.

È un storia fantastica, un viaggio incredibile, come solo la realtà sa offrire, nel Mediterraneo antico. Tra il secondo e il primo millennio a.C., soldati, artigiani, sacerdoti, minatori e mercanti si affannano intorno a minuscoli segni e li incidono su tavolette di argilla, pietre che segnalano una sepoltura, piccoli oggetti offerti agli dei, papiri, tra l’Egitto e il Sinai, la terra di Canaan (che comprende gli attuali il Libano, Israele, la Palestina e Gaza) e la Mesopotamia (compresa tra la Siria e l’Iraq odierni).

Soprattutto i mercanti di un’area che si affaccia sulla costa del Mediterraneo orientale che corrisponde all’attuale Libano e chiamiamo fenici (come si chiamassero loro non lo sappiamo) si muovono con le loro mercanzie e viaggiano tra Cipro, Creta e le altre isole del mare Egeo, Grecia, Anatolia, penisola italica, Nordafrica, penisola iberica. Portano con sé la conoscenza di queste letterine che permettono di trascrivere i discorsi che facciamo a voce, in modo da poterli richiamare alla memoria in un tempo diverso esattamente così come sono stati pronunciati.

La più antica sequenza alfabetica romana nota, risalente all’inizio del III secolo a.C., ritrovata a Palo laziale (l’antica Alsium). Da Magrini, Il dono di Cadmo, p.74.

I fenici diffondono la conoscenza di questa magia tra i popoli che incontrano. Come si comprende dal racconto di Magrini, non si tratta di una diffusione involontaria e passiva. Non è che un mercante fenicio passa, dimentica una tavoletta su un muretto, qualcun altro furtivamente se ne appropria e poi copia.

La diffusione della scrittura alfabetica comporta uno sforzo tutt’altro che banale per adattare una tecnica di rappresentazione del discorso verbale ai suoni delle lingue più diverse. La trasmissione richiede una collaborazione intensa tra chi offre il dono della scrittura e chi lo riceve. Un impegno per abbattere le barriere che impediscono la comprensione reciproca.

Una collaborazione che dovrebbe farci riflettere in un’epoca come la nostra in cui si definiscono confini come recinti per limitare i contatti tra i popoli. Scontro di civiltà: la nostra è diversa dalla loro. La cultura spacciata per una corazza. Dalla storia dell’alfabeto apprendiamo un’altra cosa. La nostra cultura è diversa dalla loro: abbiamo qualcosa da scambiarci che arricchisce entrambi. Senza la cooperazione di questi nostri lontani antenati per comunicare tra loro, il mondo attuale non esisterebbe. Nessuna civiltà si sviluppa nell’isolamento.

Se chiudiamo gli occhi, li vediamo, il greco e l’etrusco, sulla spiaggia del litorale di Tarquinia, mentre scompongono una parola in lingua greca nei suoni che la costituiscono, che il greco trascrive tracciando sulla sabbia i segni dell’alfabeto. Poi eccoli, il greco e l’etrusco, compiere la medesima operazione con la parola in lingua etrusca con lo stesso significato. Tracciano una diversa sequenza di segni. Due sequenze diverse di suoni, trascritte con lo stesso insieme di segni e con lo stesso significato. Possiamo percepire la meraviglia dell’etrusco e la soddisfazione del greco. Quale potrebbe essere questa parola, ‘amico’? Chissà, forse sì.

I saggi antichi e quelli più vicini a noi nel tempo ci parlano dell’alfabeto, evidenziando ciascuno un pezzetto della storia: Erodoto, Platone, Tacito, Cicerone, Quintiliano, Plutarco, Dante, Galileo, Champollion e tanti altri. L’autore li chiama come testimoni e ci riporta le loro parole, che, proposte al punto giusto, ci appaiono rivelatrici e si incastrano perfettamente l’una nell’altra, come in un puzzle.

Storie che riguardano le letterine dell’alfabeto, ma anche chi faticosamente le ha studiate. Come i Lenormant padre e figlio, entrambi studiosi del mondo antico, sui quali ancora oggi ci si confonde su chi ha fatto cosa, ma Magrini con pochi e chiari cenni sbroglia le vicende personali e attribuisce i giusti meriti.

Ma non vogliamo anticipare nulla della meraviglia che sicuramente proverà il lettore nello sfogliare la pagine di questo prezioso, piccolo libro, che sicuramente, appena finito, vi verrà voglia di leggere una seconda volta, come è capitato a me.

22 gennaio 2023 (ultima revisione: 22 gennaio 2023).