Le costruzioni in muratura di Castel Campanile

di Flaminia Gonnelli.

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Intorno all’anno 1200 l’abitato rupestre di Castel Campanile, così come molti insediamenti in quel periodo, si munisce di una cinta muraria turrita di cui sono visibili numerosi resti. Sia il castrum vero e proprio che il borgo sono fortificati.

Introduzione | Le mura | La torre sud | Il mastio | La chiesa | Collegamenti | Note | Bibliografia

Introduzione

Intorno all’anno 1200 l’abitato rupestre di Castel Campanile, così come molti insediamenti in quel periodo, si munisce di una cinta muraria turrita di cui sono visibili numerosi resti. Probabilmente già prima di allora esistevano alcuni edifici in muratura e non è da escludere che dopo la fortificazione nel borgo fossero presenti oltre che ad edifici difensivi e religiosi in muratura anche edifici civili.

Vista da est di Castel Campanile. Sulla destra i resti della porta di accesso al borgo fortificato. Fotografia di Roberto Maldera.

Il borgo fortificato aveva probabilmente più di un ingresso, uno dei quali, quasi sicuramente, è il percorso attraverso cui ancora oggi si accede al pianoro della castellina da sud-est. L’ingresso nord era ricavato nel tufo e probabilmente costituiva il tratto finale di una tagliata e presenta dei fori, forse alloggio per battenti di una porta. L’ingresso a sud-est, vicino al mastio, attuale punto di accesso alla castellina e di cui può ancora in parte notare la pavimentazione, era sormontato da una torre.

Porta di accesso da sud-est al borgo fortificato. Fotografia di Roberto Maldera.

Le mura circondavano la castellina per l’intero perimetro ed erano munite di almeno quattro torri, probabilmente in corrispondenza degli ingressi. La maggior parte dei resti di strutture murarie presenti a Castel Campanile appartengono alla cinta muraria ma sono ancora visibili i resti della chiesa e il basamento di quello che doveva essere il mastio. Le mura sono costruite in muratura a tufelli poggiante su un basamento di blocchi tufacei di dimensioni più grandi.

Le torri, aperte sul lato interno per non offrire protezione agli assalitori che fossero riusciti a penetrare nel borgo, presentano delle aperture e probabilmente avevano uno o più solai e delle tettoie. La particolare conformazione delle torri si può notare molto chiaramente nella torre di nord-ovest lungo il perimetro delle mura quasi al centro della castellina. Le mura si piegano e si elevano per formare la torre. Si noti che ad una certa altezza la sezione della torre risulta ben rifinita prova del fatto che la torre svettava sulle mura che continuavano solo nella parte inferiore; il paramento murario risulta comunque uniforme e continuo.

Le mura

La cinta muraria come alcuni altri edifici era costruita in blocchetti di tufo e malta; tale tecnica è detta “a tufelli” e inizia ad apparire sul finire del XII secolo, con l’uso di blocchetti di forme incerte che diventano più regolari e geometrici nel corso del XIII secolo, per poi tornare a forme meno definite e più ovoidali con il finire del XIV secolo. Le dimensioni dei tufelli nel tempo passano da un altezza di 8-10 cm per singolo pezzo a circa 11-15cm. I tufelli sono simili ad alti mattoni in prospetto (con varianti fornite di spigoli smussati così da acquisire una conformazione quasi ovoidale) e sostanzialmente triangolari in pianta e leggermente cuneiformi in sezione.

Questa tecnica era preferita in quanto consentiva un’esecuzione veloce ed economica, associata ad un risultato estetico decoroso. Tali caratteristiche rendevano questa tecnica la più adatta alle necessità in quanto veniva utilizzata per la costruzione di strutture murarie di fortificazioni, cinte murarie, cisterne, casali, torri cittadine, residenze signorili e chiese. Caratteri particolari di questa tecnica erano paramenti regolari, spesso lasciati a vista e ottenuti tramite la regolarità degli allineamenti, costanza delle altezze dei filari, buona squadratura dei blocchetti e allisciatura dei giunti di malta.

Resti murari della porta di accesso a sud-est al borgo fortificato. Fotografia di Roberto Maldera.

A Castel Campanile i blocchetti hanno un’altezza media di 7-8 cm e sono disposti trasversalmente alla sezione muraria, la malta è stesa in strati di circa 2-3 cm, la forma dei tufelli è rettangolare o ovoidale sul fronte e trapezoidale o triangolare in pianta. La tradizione a cui si rifà la tecnica a tufelli è quella dei muri in concrezione, tradizione mantenuta viva dalle maestranze romane, che persegue il fine di resistenza e compattezza grazie alla capacità di resistenza e tenacità della malta a base in genere di calce e pozzolana.

I filari dei tufelli alternati a strati notevoli di malta creano i paramenti lapidei del muro che a loro volta risultano fortemente collegati al nucleo interno in concrezione grazie alla costruzione filare per filare dell’intera struttura muraria. La costruzione avveniva, infatti, in contemporanea sia per il paramento sia per l’interno: si disponeva un filare di blocchetti lungo i due fronti (esterno ed interno) del muro e si colmava nello stesso momento lo spazio centrale con malta e piccoli pezzi irregolari di pietra o laterizio ben assestati negli interstizi fra un blocchetto e l’altro e inoltre le tre parti sono connesse tra loro grazie ad elementi lapidei posti trasversalmente; in questo modo il paramento non è distinto dal nucleo ma ne rappresenta la finitura superficiale destinata ad essere intonacata o a rimanere a vista. A Castel Campanile ogni 6-7 blocchetti disposti longitudinalmente sono inseriti dei blocchetti disposti trasversalmente al fronte del muro.

Torre sul lato nord-est della castellina. Particolare della tecnica muraria. Fotografia di Giampiero Marcello.

Il legame tra paramento e nucleo interno della sezione era inoltre favorito dalla conformazione dei blocchetti che presentano generalmente, come detto sopra, una sezione a cuneo di forma trapezoidale o triangolare, la sagoma così configurata garantendo una migliore coesione con il nucleo interno. Negli angoli la tessitura muraria continuava ad essere realizzata con blocchetti sagomati e finiti su due facce che consentivano una continuità visiva tra tutti i lati del muro. Questo particolare trattamento della muratura si può vedere molto chiaramente nelle torri nord.

Torre nord-ovest. Fotografia di Giampiero Marcello.

Le mura, così come quasi tutte le strutture murarie medievali, venivano realizzate piano per piano posizionando dei pali orizzontali, incastrati in fori tondi o quadrati nella parete, che servivano dapprima per sorreggere le tavole del ponteggio e successivamente diventavano la struttura portante del solaio. Il materiale usato per le mura di Castel Campanile è tufo rosso con scorie nere e poteva essere ricavato da blocchi di precedenti strutture o provenire da cava; i blocchetti venivano sbozzati in cava o molto più frequentemente direttamente in cantiere. La malta invece è di pozzolana rossa.

Resti murari del mastio, posto a difesa dell’accesso sud al castello. Si notino le differenti tecniche murarie che risalgono a periodi diversi di costruzione del castello. Fotografia di Roberto Maldera.

I resti di strutture presenti nella zona sud della castellina si possono suddividere in due gruppi, quelli facenti parte della cinta muraria e quelli appartenenti al mastio.[1] In queste strutture si notano differenti fasi lavorative caratterizzate da differenti tipi di muratura. Sia il mastio che la torre risultano poggianti su un basamento di grossi blocchi di tufo molto ben squadrati ed in alzato si può chiaramente distinguere la regolare muratura a tufelli e una muratura meno regolare anche se sempre in tufo. Alla cinta muraria appartengono i resti della torre all’ingresso Sud, posta a difesa dell’ingresso sul lato sud est, in muratura a tufelli e di una parte delle mura tutti in muratura a tufelli.

Basamento in grossi blocchi di tufo sul quale poggiano le mura e la torre sud. Fotografia di Roberto Maldera.

Difficile dire, vista la scarsità dei resti e della mancanza di documentazione specifica, se le diverse murature appartengano a edifici diversi addossati tra loro e costruiti in periodi diversi o siano conseguenza di consolidamenti successivi delle strutture esistenti.

La torre sud

Questa torre presenta una curiosità: nel banco di roccia che costituisce il suo basamento è scavato un pozzo o silos (vedi ambiente 41), evidentemente realizzato precedentemente alla costruzione delle mura. Nel lato interno della torre è presente una specie di cunicolo, forse parte del sistema di scolo delle acque piovane che cadevano sulla costruzione.

La torre sud, posta a difesa della porta sud-est del borgo fortificato. Fotografia di Roberto Maldera.

Il mastio

Anche nel mastio come nella torre sono visibili diversi tipi di murature – grossi blocchi tufacei, muratura a concrezione e muratura a tufelli – ma in questo caso molto probabilmente sono conseguenza di consolidamenti o ampliamenti dello stesso edificio.

Il mastio. Fotografia di Roberto Maldera.

Era probabilmente collegato alle mura e alla torre, come farebbe pensare il muro a tufelli sul lato est che per materiali e tecnica costruttiva sembra essere contemporaneo ai resti della cinta muraria ed era quasi sicuramente di pianta quadrata con un possibile ingresso sul lato sud.

La chiesa

I resti della struttura muraria in blocchi lapidei presente a nord del pianoro è stata identificata come appartenente ad una delle chiese dell’insediamento di Castel Campanile sia per il tipo di materiale usato, più nobile rispetto al tufo, anche se probabilmente di recupero da strutture di epoca romana presenti nei dintorni, sia per la raffinatezza della tecnica muraria, sia per la presenza di tombe nei pressi della struttura.

A Roma e nel suo circondario si assiste al sistematico recupero di materiali da edifici di epoca romana. Sia il tufo che i materiali lapidei, ricavati da queste cave inesauribili di materiali, venivano poi tagliati in blocchetti più o meno regolari. Si osserva, dunque, la persistenza di modalità costruttive antiche influenzate oltre che dal ricordo e dalla presenza delle fabbriche di epoca romana anche dalla presenza di maestranze che hanno tramandato tali tecniche.

Muratura della chiesa realizzata con cubilia di recupero. Fotografia di Roberto Maldera.

La tecnica romana fu, infatti, un modello per le strutture murarie medievali in blocchetti lapidei, sia da un punto di vista della costruzione sia dal punto di vista estetico, anche se la cultura e le condizioni socioeconomiche e produttive erano notevolmente mutate rispetto a quella tardo antica.

A partire infatti dal IV secolo la presenza di laterizi si ridusse notevolmente in conseguenza della crisi economica manifestatasi fin dal secolo precedente. Da allora fu sempre più raro l’uso del mattone nuovo e si confermò invece la tendenza a recuperare riusandoli i laterizi e i blocchi lapidei provenienti da strutture murarie più antiche abbandonate.

La muratura della chiesa è formata da cubilia di recupero di un muro in opus reticulatum rimontati secondo una disposizione orizzontale e non più a 45° come nell’epoca antica.

Angolo della muratura della chiesa. Fotografia di Roberto Maldera.

Collegamenti

Dalle origini all’abbandono

La storia dell’abitato di Castel Campanile, situato nel comune di Fiumicino, dalle origini, alla trasformazione in castello nel Medioevo, ai trasferimenti di proprietà da una famiglia nobile romana all’altra, fino all’abbandono.

Visitatori e studiosi

I ruderi di Castel Campanile attirarono visitatori sin dagli inizi dell’Ottocento. Erano curiosi e studiosi, affascinati dalla solitudine del luogo e da ciò che restava della sua storia. Alcuni erano mossi dal semplice desiderio di comprendere cosa era stato quel posto un tempo. Altri erano attratti anche dalla possibilità di rinvenire antichi tesori d’arte.

Dorothy Kent Hill

Archeologa e storica dell’arte, Dorothy Kent Hill fu curatrice della collezione di arte classica della Walters Art Gallery di Baltimora negli USA per quarantadue anni. Alla fine degli anni Trenta del Novecento, venne in Italia per studiare l’origine di alcuni vasi greci ed etruschi della collezione a lei affidata, provenienti da Castel Campanile, che si trova nel territorio del comune di Fiumicino.

Il territorio

La storia di Castel Campanile è condizionata dalle caratteristiche del suo territorio. Un tempo quest’area era coperta dalle acque marine. Con l’emersione del fondale marino, l’attività vulcanica e i corsi d’acqua la trasformarono ancora. Nel Medioevo fu costituita una tenuta agricola richiamata in atti e carte catastali antichi e il cui nome ricorre nei toponimi fino ai giorni nostri.

Il castello e il suo borgo

I ruderi dell’insediamento medievale di Castel Campanile sono adagiati su una collina allungata e piatta nella sommità. Dell’antico abitato rimangono scarni tratti delle mura e i resti di alcune torri, i fossati difensivi, le grotte e le tracce delle sue chiese. I Templari gestirono una piccola tenuta agricola confinante con il territorio di Castel Campanile.

L’insediamento rupestre di Castel Campanile

L’insediamento abitativo medievale di Castel Campanile è costituito da numerose grotte scavate nel tufo. In queste grotte vivevano le persone, erano ricoverati gli animali e riposti gli attrezzi da lavoro. Accanto alle grotte, sono presenti altre cavità artificiali realizzate per vari scopi.

Note

1 Il mastio, la parte più alta e solida del castello, consiste in una robusta torre, posta spesso in posizione centrale, anche se non è raro che si trovi a ridosso della porta principale, per rinforzarne la difesa.

Bibliografia

Esposito 1997: Daniela Esposito, Tecniche costruttive medievali. Murature a ‘tufelli’ in area romana, Roma: L’Erma di Bretschneider, 1997.

Kaufmann 2001: J.E. Kaufmann, H.W. Kaufmann, Robert M. Jurga, The Medieval Fortress. Castles, Forts and Walled Cities of the Middle Ages, London: Grenhill Books, 2001.

Luisi 1996: Riccardo Luisi, Scudi di pietra. I castelli e l’arte della guerra tra Medioevo e Rinascimento, Bari: Editori Laterza, 1996.

Toy 1985: Sidney Toy, Castles. Their costruction and history, New York: Dover Publications Inc., 1985.

22 ottobre 2021 (ultima revisione: 22 ottobre 2021).