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L’abitato medievale di Castel Campanile comprende numerose grotte scavate nel tufo. In queste grotte vivevano le persone, erano ricoverati gli animali e riposti gli attrezzi da lavoro. Accanto alle grotte, sono presenti altre cavità artificiali realizzate per vari scopi.
Caratteristiche generali | Le grotte | I pozzi | Il cunicolo | La colombaia | Collegamenti | Note | Bibliografia
Caratteristiche generali
Il complesso rupestre di Castel Campanile è difeso naturalmente lungo i lati ovest, sud ed est da dirupi scoscesi; la roccia tufacea è il tratto che più caratterizza l’intera area e tutto il territorio si presenta frastagliato da enormi speroni di tufo.
Tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII, l’abitato rupestre venne munito di un castello e di mura di cinta in tufo, ancora in parte visibili, poste a difesa del villaggio. Sul pianoro si conservano anche i resti di una chiesa. L’insediamento abitativo è costituito da ambienti di uno o più vani scavati nel banco roccioso, mentre sul pianoro era organizzato probabilmente l’insediamento fortificato. Sul luogo sono molti i resti di elementi in laterizio, alcuni resti anche i marmo. Nel rilievo della Kent Hill sono evidenziati anche numerosi silos per la conservazione di derrate alimentari.
Più a valle sul lato ovest della collina di Castel Campanile è stata ritrovata una macina probabilmente appartenente ad un mulino.
Sulle pendici dell’altura che si innalza a est di Castel Campanile, denominata Pizzo del Prete, si apre il colombaio con le tipiche nicchiette ogivali o quadrangolari per l’allevamento dei colombi.
Si riscontrano grosse difficoltà nel datare ed individuare le destinazioni d’uso dei singoli ambienti poiché sono stati riutilizzati fino ad oggi come abitazioni, magazzini o riparo per animali e molti silos sono stati riempiti. Come molti altri casi, dopo l’abbandono dell’insediamento, l’incuria, il riutilizzo dei materiali e degli ambienti, l’azione degli elementi naturali e l’utilizzo agricolo della zona hanno comportato la quasi scomparsa del sito di cui però è stato conservato il toponimo che, insieme a pochi resti, ha consentito di non perderne completamente memoria.
Le grotte
Nello studio delle strutture ipogee sono stati individuati alcuni ambienti-tipo caratteristici dell’intero insediamento, che qui saranno descritti.
Ambiente 2
Coordinate geografiche WGS84 (per Google Earth) |
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N 41°58.413′ |
E 12°10.978′ |
L’ingresso della cavità artificiale è orientato verso est. |
L’ambiente 2 è posizionato sul lato est della castellina tufacea. Con una superficie coperta di circa 35 mq, l’ambiente presenta una planimetria mistilinea. Molto ampio – è la grotta più grande tra quelle individuate – e con pilastro centrale, è caratterizzato dalla presenza di numerose nicchie.
Il pilastro in asse con l’ingresso risulta in parte crollato e ha dimensioni di circa 140×120 cm.
Sulle pareti laterali sono presenti, a livello del piano di calpestio, 10 nicchie (5 per lato) di forma semicircolare di circa 100 – 120 cm di larghezza, 50 cm di profondità e 70 – 80 cm di altezza,
e una nicchia a destra dell’ingresso ad un’altezza di circa 100 cm di forma rettangolare larga circa 180, profonda circa 70 cm e alta circa 70 – 80 cm.
Sulla parete di fondo sulla destra si apre un vano di forma rettangolare scavato in modo da formare un ripiano profondo circa 60 – 70 cm ad un’altezza di circa 80 cm con al di sotto due nicchie semicircolari ad altezza del piano di calpestio.
Al centro della parete di fondo dietro al pilastro è presente un vano ad arco con parete di fondo piana abbastanza grande (circa 170 x 220 cm) ad un’altezza di circa 70 – 90 cm dal piano di calpestio.
Nella parte sinistra della parete di fondo si può notare una nicchia poco profonda di forma regolare e che nella parte inferiore da un lato prosegue fino al piano di calpestio.
Il soffitto è piano eccetto nei punti in cui sono visibili dei crolli della volta. Sulle pareti e sul soffitto sono visibili tracce di pittura.
Ambiente 7
Coordinate geografiche WGS84 (per Google Earth) |
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N 41°58.351′ |
E 12°10.918′ |
L’ingresso della cavità artificiale è orientato verso ovest. |
L’ambiente, posizionato sul lato ovest della castellina tufacea, ha una superficie coperta di circa 15 mq e alto circa 2 m. Di medie dimensioni, presenta due grosse nicchie di forma semicircolare e forse una terza nicchia crollata, il cielo si presenta irregolare. Sul fondo si apre un piccolo vano di forma regolare di circa 1,5 m x 2 m, sulla cui parete di fondo c’è un ripiano con una nicchia in basso sulla destra larga circa 70 cm, alta circa 110 cm e profonda 50 cm.
Ambiente 9
Coordinate geografiche WGS84 (per Google Earth) |
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N 41°58.353′ |
E 12°10.919′ |
L’ingresso della cavità artificiale è orientato verso ovest. |
Questo ambiente è molto vasto e presenta alcune particolarità non riscontrate altrove nella zona. Ha una planimetria regolare di forma rettangolare, lunga circa 10 m e larga 5 m, ha un’altezza di circa 2,5 m ed è dotato di due ingressi opposti sui lati corti dell’ambiente, uno dà sul pianoro, l’altro sul lato ovest della castellina tufacea.
L’ingresso ad ovest è preceduto da una sorta di recinto, forse un tempo coperto, ma quasi sicuramente chiuso con una porta (si nota un foro di cardine sul lato destro dell’accesso). Nel recinto sul lato sinistro a fianco all’ingresso dell’ambiente coperto è posizionata una sorta di ripiano-vasca (incerta la sua funzione) di forma rettangolare ad un’altezza di circa 70 cm.
L’interno risulta ad un piano più basso rispetto sia al pianoro sia rispetto al recinto e molto probabilmente era in comunicazione con essi mediante una scala; quella che porta al pianoro è stata portata alla luce da Kent Hill durante i suoi studi su Castel Campanile ma non è più visibile al momento.
Il soffitto si presenta piano e ben rifinito anche se in parte crollato, anche le pareti laterali sono ben lavorate e presentano della scanalature, sulla parete sinistra è presente una nicchia. Il lato corto ad est presenta un setto che divide la scala dal resto del vano e sull’angolo alto a sinistra un foro ora ostruito. Al centro dell’ambiente sono stati rinvenuti i resti di una colonna in pietra. La parete corta ad ovest presenta un’apertura sul lato destro rispetto all’ingresso che mette in comunicazione l’ambiente coperto con il recinto.
Ambiente 13
Coordinate geografiche WGS84 (per Google Earth) |
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N 41°58.384′ |
E 12°10.918′ |
L’ingresso della cavità artificiale è orientato verso ovest. |
L’ambiente, che si affaccia nel lato ovest della castellina tufacea, ha una superficie di circa 27 mq ed è suddiviso in due parti da un pilastro che suddivide l’ingresso e un setto sulla parete di fondo. L’ambiente, provvisto di due ingressi, potrebbe essere stato unificato successivamente unendo due grotte adiacenti. Un muretto in pietra chiude l’ingresso di destra, forse per poter rendere la grotta più idonea al ricovero degli animali.
L’interno è caratterizzato da una serie di tracce in negativo verticali sulle pareti di fondo che partono dal livello del piano di calpestio fino a 1 m circa di altezza. Lungo il perimetro delle pareti si può notare un lieve rialzo del piano di calpestio per una profondità di circa 50 cm.
In prossimità di questo ambiente è stata individuata un’area di frammenti, probabile discarica o crollo di materiali composti per la maggior parte di tegole e mattoni. Il crollo parte dal pianoro sovrastante.
Ambiente 14
Coordinate geografiche WGS84 (per Google Earth) |
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N 41°58.443′ |
E 12°10.923′ |
L’ingresso della cavità artificiale è orientato verso ovest. |
L’ambiente si trova sul lato ovest della castellina tufacea a circa 5 m al disotto del pianoro e adiacente alla torre del lato ovest. Al di sopra di questo ambiente si possono notare resti di muratura in blocchi di tufo, probabilmente appartenenti alla cinta muraria e a una torre andata distrutta. Parte dell’ingresso è tamponato in muratura fatta con materiali di recupero e una lavorazione sommaria.
L’ambiente, di forma trapezoidale, con una superficie di circa 15 mq, si presenta suddiviso in due zone mediante un setto di roccia che termina a forma di pilastro, nel quale è scavata una nicchia porta lanterna in corrispondenza dell’ingresso. Lungo le pareti laterali sono presenti al livello del piano di calpestio delle nicchie semicircolari (5 per lato) di circa 1 m di larghezza per 50 cm di profondità, mentre sulle pareti di fondo dei due vani sono scavate delle nicchie regolari poco profonde.
Ambiente 23
Coordinate geografiche WGS84 (per Google Earth) |
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N 41°58.323′ |
E 12°10.918′ |
L’ingresso della cavità artificiale è orientato verso nord-ovest. |
L’ambiente, posto sul lato ovest della castellina, è costituito da un unico vano regolare con una superficie coperta di circa 15 mq, di larghezza 2,5 m e lunghezza 6 m ed alto circa 2 m, l’ingresso è posizionato all’estremità di uno dei lati lunghi.
Sulla parete di fondo è presente un ripiano lungo circa 2 m e profondo circa 80 cm. A metà della parete lunga sul lato opposto dell’ingresso c’è una piccola nicchia larga 80 cm circa e profonda 30 cm.
Ambiente 34
Coordinate geografiche WGS84 (per Google Earth) |
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N 41°58.338′ |
E 12°10.960′ |
L’ingresso della cavità artificiale è orientato verso est. |
L’ambiente è posto sul lato est della castellina tufacea a circa 4 m sopra il livello del sentiero alla stessa quota del cunicolo (si veda successivamente) che si trova alla sua sinistra.
La superficie coperta è di circa 28 mq, per una larghezza di circa 7 m e una profondità di circa 4 m, l’altezza dell’ambiente è di circa 3 m. L’ambiente è caratterizzato da un unico vano il cui ingresso è suddiviso in due parti da un pilastro e presenta una lavorazione delle superfici molto irregolare; sulle pareti sono scavate nicchie appena accennate.
Al di sopra di questo ambiente si possono notare resti di muratura in tufelli probabilmente appartenente alla cinta muraria.
I pozzi
Coordinate geografiche WGS84 (per Google Earth)
Ambiente 6 | Ambiente 36 | Ambiente 41 |
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N 41°58.343′ | N 41°58.546′ | N 41°58.295′ |
E 12°10.923′ | E 12°10.947′ | E 12°10.926′ |
Intorno alla strada che da sud-est attraversava il pianoro verso nord, la Kent Hill notò numerosi pozzi, scavati nella roccia. La ricercatrice ripulì uno dei pozzi dalla terra che lo riempiva per studiarlo. Il pozzo indagato era vicino all’ambiente 9, in prossimità dell’ingresso a tale ambiente dal pianoro, da est. La forma del pozzo rilevata dalla Kent Hill è quella di un grosso contenitore panciuto, come una giara, profondo 2,60 metri e largo 1,95 metri nel punto di massima ampiezza.
Le imboccature di due pozzi, quasi completamente riempiti di terra, sono ancora visibili presso la tagliata di accesso al pianoro a nord.[1]
Un pozzetto è scavato nel banco di roccia sul quale è appoggiato un muro che fa parte delle strutture della porta sud-est. Il muro sovrasta il pozzetto, che è visibile solo perché sono stati scalzati alcuni blocchetti di tufo del paramento murario.
Il pozzetto, avente approssimativamente la forma di un tronco di cono rovesciato, aperto in alto, è profondo circa 1,5 metri e altrettanto misura il diametro della circonferenza maggiore.
Il pozzetto non sembra avere alcuna funzione nella fortificazione e il muro medievale un tempo lo ricopriva completamente, nascondendolo. È perciò lecito supporre che il pozzo sia stato scavato in un’epoca anteriore alla costruzione del castello, forse per depositarvi derrate alimentari.[2]
Il cunicolo
Coordinate geografiche WGS84 (per Google Earth) |
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N 41°58.326′ |
E 12°10.961′ |
L’ingresso della cavità artificiale è orientato verso est. |
L’ambiente 3, situato sul lato est della castellina tufacea nella zona centrale (B), è un cunicolo a fondo cieco che si insinua in orizzontale nel pianoro per quasi 12 m, alto circa 1,5 m e largo circa 50 cm; l’ingresso è posizionato a mezza costa della parete tufacea a circa 4 m rispetto al sentiero.
Il cunicolo presenta una sezione di forma ogivale ed a metà lunghezza sulle pareti laterali ci sono due piccole nicchie probabilmente destinate ad accogliere dei lumi. Il piano di calpestio non è visibile e al centro si può notare un accumulo di terreno.
Incerta la destinazione d’uso, forse era utilizzato per la canalizzazione delle acque.
La colombaia
A est della collina di Castel Campanile, nella rupe di “Pizzo del Prete” si trova una grotta artificiale, caratterizzata da numerose cellette scavate nelle pareti, erroneamente considerate per uso funerario da De Rossi.[3] In realtà si tratta di una colombaia, adibita all’allevamento di volatili,[4] probabilmente a uso alimentare e per la produzione di guano che veniva utilizzato come fertilizzante.[5]
In epoca medievale il guano dei colombi era particolarmente apprezzato come concime per la viticoltura. Ancora oggi nelle vicinanze, lungo il Fosso del Tavolato, prospera un bel canneto, fatto che rende probabile nella tenuta di Castel Campanile la presenza di un vigneto, essendo i fusti delle canne usati per realizzare i sostegni delle piante di vite.[6]
La colombaia si apre sulla parete tufacea esposta a ovest del Pizzo del Prete, quasi di fronte all’ambiente 2, ed è caratterizzato da una pianta irregolare formata da pareti rettilinee. Si raggiunge con una scala ricavata dalla roccia e presenta una doppia apertura.
Sulle tutte le pareti sono disposte su 11 file le nicchiette quadrangolari per 3 m di altezza dove si posavano i piccioni e i colombi.
Collegamenti
Dalle origini all’abbandono
La storia dell’abitato di Castel Campanile, situato nel comune di Fiumicino, dalle origini, alla trasformazione in castello nel Medioevo, ai trasferimenti di proprietà da una famiglia nobile romana all’altra, fino all’abbandono.
Visitatori e studiosi
I ruderi di Castel Campanile attirarono visitatori sin dagli inizi dell’Ottocento. Erano curiosi e studiosi, affascinati dalla solitudine del luogo e da ciò che restava della sua storia. Alcuni erano mossi dal semplice desiderio di comprendere cosa era stato quel posto un tempo. Altri erano attratti anche dalla possibilità di rinvenire antichi tesori d’arte.
Dorothy Kent Hill
Archeologa e storica dell’arte, Dorothy Kent Hill fu curatrice della collezione di arte classica della Walters Art Gallery di Baltimora negli USA per quarantadue anni. Alla fine degli anni Trenta del Novecento, venne in Italia per studiare l’origine di alcuni vasi greci ed etruschi della collezione a lei affidata, provenienti da Castel Campanile, che si trova nel territorio del comune di Fiumicino.
Il territorio
La storia di Castel Campanile è condizionata dalle caratteristiche del suo territorio. Un tempo quest’area era coperta dalle acque marine. Con l’emersione del fondale marino, l’attività vulcanica e i corsi d’acqua la trasformarono ancora. Nel Medioevo fu costituita una tenuta agricola richiamata in atti e carte catastali antichi e il cui nome ricorre nei toponimi fino ai giorni nostri.
Il castello e il suo borgo
I ruderi dell’insediamento medievale di Castel Campanile sono adagiati su una collina allungata e piatta nella sommità. Dell’antico abitato rimangono scarni tratti delle mura e i resti di alcune torri, i fossati difensivi, le grotte e le tracce delle sue chiese. I Templari gestirono una piccola tenuta agricola confinante con il territorio di Castel Campanile.
Le costruzioni in muratura di Castel Campanile
Intorno all’anno 1200 l’abitato rupestre di Castel Campanile, così come molti insediamenti in quel periodo, si munisce di una cinta muraria turrita di cui sono visibili numerosi resti. Sia il castrum vero e proprio che il borgo sono fortificati.
Note
1 Circa l’uso di questi pozzetti circolari, la Kent Hill ritiene poco attendibile la destinazione a cisterna per la raccolta dell’acqua, sia per le loro dimensioni sia perché superflui considerata la presenza di due ruscelli nelle vicinanze; più credibile, a suo parere, l’uso come depositi (pits) di grano, che venivano aperti all’epoca della semina. Secondo la Kent Hill i pozzi erano anche legati all’antico culto dei defunti e, pertanto, posizionati vicino alle tombe. A tale ipotesi ella perviene dalla considerazione che la dea Cerere presiedeva alla coltivazione e al raccolto del grano, ma anche alle anime dei defunti. A Roma, associata a Cerere, esisteva il “mundus”, una cavità coperta con una pietra che veniva aperta per tre giorni all’anno per consentire agli spiriti dei defunti di tornare nel mondo dei vivi e dove gli antichi coloni gettavano, come offerta, i primi frutti e della terra delle loro rispettive città.
2 Il pozzetto è stato individuato e documentato da Roberto Maldera e Daniele Marcello il 5 ottobre 2008.
3 De Rossi 1981, p.164.
4 Sulle colombaie e sulle loro differenze con i colombari ad uso funerario si veda Desiderio 2008, pp.481 e sgg. Sulla destinazione della cavità artificiale di Castel Campanile all’allevamento di colombi si veda p.488.
5 Si veda Desiderio 2008, nota 77 a p.501.
6 Cortonesi 2002, p.224.
Bibliografia
Cortonesi 2002: Alfio Cortonesi, Gianfranco Pasquali, Gabriella Piccinini, Uomini e campagne nell’Italia medievale, Bari: Laterza, 2002.
De Minicis 2008: Elisabetta De Minicis, Metodi e strategie d’indagine per lo studio degli insediamenti rupestri del Lazio, in “Insediamenti rupestri di età medievale: abitazioni e strutture produttive. Italia centrale e meridionale” (due tomi), Atti del convegno di studio, Grottaferrata, 27-29 ottobre 2005, a cura di Elisabetta De Minicis, pp.293-314 e tavv. I-VI, Spoleto: Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo (CISAM), 2008.
De Rossi 1981: Giovanni Maria De Rossi, Torri medievali della Campagna Romana, Roma: Newton Compton, 1981.
Desiderio 2008: Vincenzo Desiderio, La colombaia rupestre nel Lazio settentrionale: un esempio di attività economica-produttiva, in “Insediamenti rupestri di età medievale: abitazioni e strutture produttive. Italia centrale e meridionale” (due tomi), Atti del convegno di studio, Grottaferrata, 27-29 ottobre 2005, a cura di Elisabetta De Minicis, pp. 481-525 e tavv. I-XXVII, Spoleto: Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo (CISAM), 2008.
Kent Hill 1938: Dorothy Kent Hill , Castel Campanile and its pottery, The Journal of the Walters Art Gallery, vol. I, Baltimore, Maryland, 1938, pp. 111 e sgg.
Padovan 2002: Gianluca Padovan, Civita di Tarquinia: indagini speleologiche, British Archaeological Reports (BAR), Oxford: John and Erica Hedges Ltd., 2002.
Padovan 2005: Gianluca Padovan, Archeologia del sottosuolo. Lettura e studio delle cavità artificiali, British Archaeological Reports (BAR), Oxford: John and Erica Hedges Ltd., 2005.
3 gennaio 2021 (ultima revisione: 22 ottobre 2021).